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Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina

Disturbi urinari in gravidanza.

Pipì : se trattenerla è un problema.

Alla futura mamma a volte basta poco, un colpo di tosse, una risata, il sollevamento di un peso, perché qualche goccia di urina scappi involontariamente. Ma alla donna in attesa può capitare, anche in assenza di queste sollecitazioni, di provare un forte stimolo a fare pipì, stimolo che si presenta sempre più di frequente, man mano che la gravidanza progredisce. Si tratta dell'incontinenza urinaria, un disturbo che colpisce circa il 10% delle donne durante l'attesa.

Quando compare.

Nelle donne che stanno affrontando la prima gravidanza, i casi di incontinenza sono più rari e si manifestano, in genere, solo nel terzo trimestre, quando, cioè, il volume dell'utero è maggiore e la pressione esercitata sulla vescica e sulla muscolatura è, quindi, più forte. Se, invece, la donna ha già avuto figli e nelle gravidanze precedenti vi sono state avvisaglie di problemi di incontinenza, le perdite involontarie di urina possono talvolta verificarsi anche nei primi due trimestri di gestazione.

Che cos'è.

L'incontinenza urinaria è la perdita di urina che avviene indipendentemente dal controllo della volontà. In genere, si distingue tra due tipi di incontinenza: quella da urgenza o da iperattività della vescica, se quest'organo si contrae più del necessario (è ciò che avviene in presenza di malattie urinarie, come la cistite acuta oppure nel bambino che fa la pipì a letto o nell'anziano con problemi neurologici) e quella da sforzo, che si verifica per un'aumento improvviso della pressione nell'addome e che può essere quindi scatenata da colpi di tosse, scoppi di riso o dal sollevamento di un peso. La perdita involontaria di urina è un disturbo più frequente nella donna che non nell'uomo e si associa spesso a un prolasso della vescica (cistosele), dovuto a un cedimento delle strutture muscolo-fasciali che sorreggono la vescica stessa.

Quanto dura.

Nella maggior parte dei casi, l'incontinenza urinaria che si presenta verso la fine della gravidanza si risolve da sola al termine dell'attesa. Il disturbo, infatti, è dovuto soprattutto a una ragione meccanica, cioè la pressione dell'utero ingrossato a causa della gestazione. Dopo la nascita del piccolo, quindi, quando questo fattore viene meno, scompare anche l'incontinenza urinaria.

Perché viene.

Negli ultimi mesi di attesa l'utero si ingrandisce, causando una compressione sulla vescica e un aggravio di peso sulla muscolatura del pavimento pelvico (i muscoli della zona del bacino). Per questa compressione, le donne incinte sentono lo stimolo a urinare più spesso. Oltre alla causa meccanica, ve ne è una ormonale: durante l'attesa la placenta produce una quantità elevata di progesterone, un ormone che a un effetto miorilassante (ossia di rilasciamento) sulla muscolatura liscia del collo vescicale e dell'uretra, il canale dal quale viene espulsa l'urina, e ciò contribuisce a rendere più difficile il controllo dello stimolo a far pipì.

I fattori di rischio.

Il rischio di incontinenza cresce nelle donne che hanno già partorito. Infatti durante la prima gestazione, i muscoli in genere hanno ancora una grande elasticità e sopportano meglio la pressione dell'utero e il passaggio del feto al momento del parto; nelle gravidanze successive, però, la muscolatura della zona del bacino viene ulteriormente sollecitata e quindi la situazione non può che peggiorare.

La ginnastica più adatta.

Per curare questo disturbo, è necessario restituire tono ed elasticità alle strutture muscolari che sostengono il peso degli organi pelvici e addominali (compreso l'utero). Ciò è possibile con alcuni esercizi di ginnastica da eseguire negli ultimi mesi della gravidanza e dopo il parto, che, mantenendo in forma i muscoli che devono sopportare peso dell'utero e lo stress del parto, aiutano anche prevenire l'incontinenza vera e propria che si potrebbe sviluppare in età avanzata. Si tratta della fisiochinesiterapia: il esercizi, molto semplici, possono essere eseguiti anche a casa.

Una precauzione.

In caso di incontinenza urinaria, la futura mamma potrebbe essere indotta a bere poco per paura di uno stimolo eccessivamente frequente fare pipì. Quest'accorgimento però è controproducente e assolutamente da evitare: al contrario è molto importante che la futura mamma della sempre molta acqua: il passaggio dei liquidi, infatti, aiuta a purificare l'intero organismo e ad allontanare dalle vie urinarie germi e batteri, che possono essere causa di infezioni.

Se perdura dopo il parto.

Il passaggio del feto forza la muscolatura del pavimento pelvico (la fascia di muscoli che si estende da un capo all'altro del bacino) e del perineo (la zona che va dalla vagina all'ano), sul quale preme la testa del piccolo nell'uscita. Durante il parto, quindi, questi muscoli tendono accedere e ciò potrebbe indurre l'incontinenza urinaria o creare le premesse perché il disturbo si verifichi in età più avanzata. Maggiore rischi si presentano poi se il parto è molto lungo e laborioso: in questo caso il bimbo rimane più tempo nel canale del parto e la muscolatura del bacino viene sottoposta a maggiore stiramento, con la conseguenza di perdere ulteriormente tonicità. Se, inoltre, il feto è particolarmente grosso (di peso maggiore ai tre chili e mezzo) o la gravidanza è gemellare, il passaggio del piccolo sottopone a sforzo maggiore la muscolatura perineale.

Gli esercizi utili.

1) sdraiate a terra, supine, allargare le gambe e contrarre le natiche, ma senza indurire la pancia, come se si volessero trattenere le feci. Inspirare aria dal naso, prima di contrarre i muscoli ed espirare durante la tensione. Mantenere la posizione per sei-sette secondi e rilasciare. Ripetere l'esercizio più volte, con intervalli di almeno trenta secondi.

2) sedute a gambe allargate e stese, appoggiare le mani atterra all'altezza dei fianchi. Eseguire l'esercizio precedente, più volte, con inspirazione ed espirazione.

3) sdraiate a terra su un fianco, con le gambe leggermente piegate, contrarre i muscoli delle natiche, come negli esercizi precedenti, rispettando i tempi di pausa e di inspirazione ed espirazione.

4) in piedi, in posizione eretta. Inspirare l'aria dal naso e, espirando, contrarre i muscoli delle natiche e della zona perineale. Rimanere in questa posizione circa sei-sette secondi. Rilasciare e ripetere l'esercizio più volte, intervallando con pause di almeno trenta secondi.

5) chinarsi e accovacciarsi sui piedi, restando sulle punte, appoggiare le mani sul pavimento di fronte. Contrarre i muscolo del pavimento pelvico e della zona perineale e poi è rilassare. Ripetere dieci volte.

6) inginocchiarsi colle mani e le ginocchia appoggiate a terra leggermente divaricate e la schiena piatta. Concentrare l'attenzione sui muscoli del pavimento pelvico e poi contrarli verso l'interno. Contare fino a 5 e poi rilasciarli. Ripetere dieci volte.

7) sdraiate, mettere bene i piedi per terra e le ginocchia verso l'alto. Mettere le mani sotto i glutei. Senza contrarre i glutei e senza sollevare da terra il bacino, contrarre i muscoli della zona perineale e contare fino a 3. Poi rilassare la fascia muscolare, contando fino a 6. Ripetere dieci volte.

Quando serve il medico.

Un apposito apparecchio.

Se la ginnastica non basta (o non è praticata in modo corretto) e dopo quattro-sei settimane dal parto la donna continua ad avere perdite urinarie, si può ricorrere ad un apparecchio che agisce per elettrostimolazione. Il medico applica nella vagina elettrodi, che emettono stimoli non dolorosi. E' il biofeedback: il monitor, che visualizza le contrazioni muscolari, viene collegato al corpo della donna tramite gli elettrodi.

I muscoli giusti.

Questo strumento aiuta la donna a capire quali sono i muscoli da contrarre e il medico controlla, su un monitor, grazie a segnali visivi o sonori, la durata e l'intensità della contrazione. Terminata questa rieducazione, la donna può proseguire a casa gli esercizi di ginnastica prescritti. Inoltre, le stimolazioni agiscono direttamente sulla muscolatura, rafforzandola. 

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