Primo- terzo trimestre.
Se il termometro indica una temperatura più elevata del normale bisogna avvisare il
medico, che valuterà le cause e prescriverà le cure adatte. Alla mamma in attesa può
succedere di scoprire che il termometro indica una temperatura corporea più alta del
normale, da qualche decimo fino magari a un grado o un grado e mezzo in più. Che cosa
significa? È il caso di preoccuparsi? In che modo affrontarla? Come sempre, in
gravidanza, la prima cosa da fare è avvisare il medico. La febbre, infatti, va
considerata con la dovuta attenzione: perché non si tratta mai di una malattia in sé, da
combattere con un semplice febbrifugo, ma di un sintomo, cioè del segnale che qualcosa,
nell'organismo, non sta andando come dovrebbe. Ed è appunto questo qualcosa che deve
essere individuato subito e curato, anche se il farmaco febbrifugo resta in ogni modo
utile per evitare i problemi e i disagi legati all'aumento della temperatura corporea.
Disagi che possono essere comunque alleviati con alcune semplici regole di comportamento.
Un leggero rialzo è
naturale.
- La gravidanza comporta sempre un aumento di temperatura dell'ordine di qualche decimo.
La forte produzione di progesterone (uno degli ormoni femminili, che caratterizza
soprattutto la seconda metà del ciclo mestruale) porta infatti ad una dilatazione dei
vasi e dei capillari sanguigni che si traduce in maggior calore corporeo, che è compreso
di solito fra i 3 e i 5 decimi.
- L'aumento compare fin dall'inizio della gestazione, tanto che ne è addirittura un
segnale. Quindi, la futura mamma può stabilire da subito qual è la sua nuova temperatura
fisiologica, cioè naturale, nel periodo della gravidanza, che in certi casi può essere
addirittura di 37,1 o 37,2 gradi (misurata esternamente, cioè sotto l'ascella o
all'inguine); e in base ad essa capire quando si instaura un vero e proprio episodio
febbrile.
Se supera i 38 gradi.
Le conseguenze:
- Un forte rialzo della temperatura, superiore a 38 o 38,2 gradi, non provoca, nella mamma
in attesa, conseguenze molto diverse da quelle che si verificherebbero in situazione
normale. Invece, costituisce un problema per il bambino in formazione. La febbre alta,
infatti, mette in moto le difese dell'organismo materno, che comportano tra l'altro la
comparsa di contrazioni dell'utero. Queste possono portare addirittura all'espulsione
prematura del bimbo, in qualunque periodo della gestazione.
Il rimedio:
- Quindi, quando la febbre supera i 38,0-38,2 gradi, il medico prescrive un febbrifugo,
cioè un farmaco per abbassarla. Di solito, si tratta del paracetamolo, molecola alla base
di diversi farmaci e priva di controindicazioni per la gravidanza. Ma si può usare anche
l'acido acetilsalicilico, tradizionalmente impiegato nelle malattie da raffreddamento, che
tuttavia si preferisce evitare nelle prime sei settimane di gravidanza e negli ultimi 15
giorni, in quanto si tratta di un farmaco che come effetto collaterale riduce la normale
coaugulabilità del sangue.
Perché arriva la
febbre.
La febbre è sempre un segnale di malattia: per questo, in un momento delicato
comè la gravidanza, la visita medica deve stabilire il più presto possibile quali
siano le cause che l'hanno provocata.
Il rialzo della temperatura può segnalare un disturbo virale o batterico: in tal
caso, i rischi per il bambino non dipendono tanto dal livello della temperatura quanto
dalla diversa aggressività dei microrganismi e dal periodo di gestazione nel quale la
mamma contrae l'infezione.
Inoltre, la febbre può essere la manifestazione di altri disturbi: per esempio,
può essere dovuta ad un raffreddamento o ad un colpo di sole o di calore. In tal caso, il
bebè può risentire solo del rischio di alta temperatura, rischio che va controllato con
un farmaco per abbassarla.
Quali conseguenze.
Se ha origine virale la febbre può essere scaturita da un disturbo virale. I virus
passano la barriera placentare: più facilmente nella seconda metà della gravidanza, ma
con conseguenze meno problematiche per il bimbo, e meno facilmente nella prima metà, ma
con effetti più seri. Il virus dell'influenza è abbastanza tollerato dal piccolo. Se ha
origine batterica. Le infezioni batteriche non arrivano direttamente al bimbo. Il rischio
si presenta quando nella placenta, che funziona da barriera, si formano piccole lesioni
che ne permettono il passaggio (in assenza di batteri, tali lesioni non costituiscono un
problema); o quando l'infezione riguarda l'utero e il suo rivestimento interno
(endometrite), perché di lì, per contatto, essa può trasferirsi alle membrane del sacco
amniotico (amniosite) portando alla rottura prematura delle acque, col rischio di parto
prematuro, o a una sofferenza fetale anche seria.
Se dipende da
un'infezione urinaria.
Durante i nove mesi la febbre può essere il sintomo di un'infezione alle vie urinarie,
a cui la futura mamma è decisamente più esposta. Nella vescica, negli ureteri e nei
reni, e cioè nelle vie urinarie, sia per motivi biologici (la dilatazione delle pareti
degli ureteri, i due condotti che fanno scendere l'urina dai reni alla vescica) si
verifica un ristagno d'urina in cui proliferano colonie di batteri infettanti.
Questo disturbo può avere diverse conseguenze. Per la mamma si tratta, in ordine di
gravità, della cistite (infezione della vescica), della pielite (uretere) e della
pielonefrite (uretere e rene). La conseguenza più grave per il bambino può essere invece
il rischio di parto prematuro, che, per motivi ancora non chiariti, facilmente accompagna
le infezioni delle vie urinarie materne. Per questo le infezioni delle vie urinarie (IVU)
vanno combattute prima ancora che la febbre le riveli; questo è infatti uno degli scopi
dell'esame mensile delle urine.
I farmaci indicati
Il problema più importante
riguarda i farmaci specifici per la cura delle varie malattie che si manifestano anche con
la febbre.
- Non tutti i farmaci sono permessi in gravidanza; però, e in particolar modo tra gli
antibiotici, c'è una scelta di prodotti sufficientemente ampia per affrontare
positivamente le cure anche in questo periodo. Ma bisogna sempre consultare il medico.
- Per la febbre si usa soprattutto il paracetamolo, affiancato dall'acido
acetilsalicilico: ma quest'ultimo principio è sconsigliabile nelle prime sei settimane e
nelle ultime due.
- Vanno bene le vitamine di sostegno, come il complesso B da affiancare alle cure a base
di antibiotici o la vitamina C per rafforzare le difese contro le malattie da
raffreddamento, sempre da concordare col medico curante.
Per stare meglio.
A letto o in poltrona.
Mettersi a riposo quando compare la febbre, ma adottando cautele particolari.
Soprattutto negli ultimi mesi, evitare di star distese sulla schiena: l'utero può premere
sull'aorta, l'arteria che porta in circolo il sangue ossigenato, e soprattutto sulla vena
cava, che riporta al cuore il sangue venoso. Due o tre cuscini dietro la schiena
permettono di ovviare a questo rischio e favoriscono la respirazione. In alternativa, si
può stare in poltrona, purché ben coperte.
Le spugnature d'acqua.
L'aria nella stanza deve essere sempre fresca e umidificata (il tasso di umidità
ideale è del 60%).Quando la temperatura è alta, si può trovare sollievo nelle
spugnature di acqua, o acqua e alcool denaturato (con un asciugamano di spugna) fatte su
tempie, polsi, avambracci e caviglie.
Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina
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