La letteratura ginecologica e sessuologica ha
riferito, sia pure occasionalmente e con estrema cautela, casi di donne che durante il
parto avvertivano sensazioni orgasmiche. L'evento è in genere registrato come una curiosa
particolarità sulla quale sembra opportuno non intrattenersi come se la presenza del
piacere orgasmico durante il parto infrangesse l'immagine atavica che pretende associare
al parto solo il dolore. Una qualsiasi ricerca in questo ambito sembra quindi porsi in
contrasto con l'opinione che il parto sia un continuo susseguirsi di momenti di sofferenza
e con lo stereotipo che presume il profondo sentire femminile sempre comunque
caratterizzato da un intimo bisogno masochistico. Per Fornari, la possibile sensazioni
orgasmica provata momento della discesa della testa fetale nel bacino o dell'attimo della
sua espulsione sarebbe la riprova che il dolore provato durante il parto "è elemento
privilegiato nella sacralità del codice materno" proprio perché simbolizzato come
sacrificio al piacere. La ricerca e la valutazione dei risultati si scontra però con
un'altra difficoltà : infatti, nonostante si condivida ormai l'assioma dell'unità
somato-psichica della persona, l'interpretazione di molti fenomeni e in particolare quelli
sessuali risente di una impostazione dicotomizzante per cui si giunge spesso a conclusioni
diverse e contrastanti che non favoriscono la conoscenza. Così ad esempio per quanto
riguarda l'orgasmo femminile, la scuola psicoanalitica ha per lungo tempo contrapposto
l'orgasmo clitorideo a quello vaginale, mentre gli studi fisiologici di Master e Johnson
sembrano voler negare l'esistenza di due orgasmi considerando il clitoride, comunque ed in
ogni caso, la parte afferente del riflesso che conduce alla percezione orgasmica. Di fatto
le due scuole si sono mosse da presupposti teorici diversi e hanno usato protocolli di
lettura, l'uno psicoanalitico e l'altro fisiologico assolutamente differenti, per cui è
difficile comprendere il perché delle polemiche suscitate che si ponevano a priori come
inutili ed infeconde. D'altra parte, più recentemente Ladas, Whipple e Perry, muovendo
sempre da un'ottica fisiologica, hanno posto in evidenza che vi è un preciso punto posto
nella parete anteriore della vagina a 4-5 centimetri dall'ostio vaginale estremamente
sensibile ad una forte pressione e la cui stimolazione può portare anche ad orgasmi
multipli. Ad esso hanno dato il nome di "Punto G" o punto di Grafenberg dal
ginecologo che per primo lo aveva segnalato. Tale scoperta fornisce alla speculazione
psicologica e psicoanalitica un secondo supporto organico (l'area vaginale) che
sembrerebbe poter comporre le vertenze mentre di fatto richiama solo l'opportunità di non
assolutizzare le conoscenze che ciascuna scienza evidenzia nel suo procedere. Gli apriori
sostenuti dallo stereotipo sociale e dalla tendenza dicotomizzante non risparmiano certo
anche questo vostro lavoro nonostante ci si sia voluti muovere essendone consapevoli.
Poiché il nostro gruppo di studio era a conoscenza di alcuni casi di orgasmo durante il
parto, conferma di quanto già del resto segnalato in letteratura, abbiamo condotto la
presente indagine convinti, che al di là dell'interesse e della maraviglia che suscita la
nozione di un possibile orgasmo durante la fase espulsiva, fosse utile valutare:
- incidenza dell'evento in un campione di puerpere non preventivamente informate di questa
possibilità;
- la possibile relazione con la stimolazione del punto di Grafenberg ;
- la possibile relazione con l'immaginario erotico di quelle donne che hanno vissuto tale
esperienza come riportato da Merelo-Barbera;
- le reazioni emotive che tale indagine poteva determinare in donne che non erano a
conoscenza della possibilità di avere un orgasmo durante il parto.
Materiali e metodi.
La ricerca è stata preceduta da un'indagine discontinua ambulatoriale a conferma della
reale esistenza di una possibile fase orgasmica durante il periodo espulsivo. Durante tale
fase preliminare sono così occorsi alla nostra osservazione due casi affermativi che
hanno sostenuto di avere avvertito, prima che il vertice si dismpegnasse, una sensazione
orgasmica. Partendo da questi due casi abbiamo impostato la nostra strategia di indagine
estendendo la ricerca a 30 puerpere scelte con metodo random degenti presso la divisione
di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Civile di Fidenza (PR) nel mese di giugno 1986.
L'orientamento era di raggiungere i 100 casi senonchè lo studio è stato bruscamente
interrotto per pesanti contestazioni sorte al livello di parte del Comitato di Gestione
dell'USL n. 5 e del Consiglio Comunale di Fidenza (Parma) e riprese anche dalla stampa
locale in particolare per la campagna disinformata e denigratoria avviata da un
settimanale organo di una minoranza cattolica che ha creduto di trovarne nella ricerca
un'occasione per una propaganda reazionaria e moralisticheggiante. Per condurre la ricerca
è stato scelto il periodo immediatamente successivo al parto (seconda/terza giornata di
puerperio) e i soggetti non sono stati preventivamente informati per evitare di
compromettere la veridicità e l'immediatezza delle risposte. Dopo aver assicurato
l'anonimità e ottenuto un consenso informale sono stati consegnati a ciascuna puerpera 4
questionari che dovevano essere restituiti in busta chiusa. Nel primo venivano richiesti
alcuni dati socio-economici quali professione, grado di istruzione e religione oltre ad
alcuni dati anamnestici di carattere ginecologico. Il secondo ed il terzo questionario non
erano altro che due tests di personalità e più precisamente: il Maudsley Personality
Inventory (MPI) che studia il nevroticismo e l'estroversione mentre l'ansia occulta e
manifesta è stata indagata dall'Institute Personality Attitude Testing (IPAT). Il quarto
questionario indagava più dettagliatamente la vita sessuale della donna sia dal punto di
vista anamnestico con riferimenti all'infanzia ed adolescenza sia nell' attualità ed è
stato liberamente tratto da quello proposto da Crepault, Abraham e Coll. nel 1978 messo a
punto per indagare le fantasie erotiche delle donne. Al termine dello stesso era stata
posta la domanda se era stato provato l'orgasmo durante la fase espulsiva del parto. Tutti
e 4 i questionari sono stati inoltre compilati dalle due donne, non facenti parte del
campione, ma che durante la fase preliminare avevano riferito di aver raggiunto orgasmo
durante il parto e che hanno anch'esse contribuito alla ricerca.
Risultati.
La risposta alla quarta domanda che ci siamo posti come scopo della ricerca l'abbiamo
avuta ancora prima della fine dell'indagine stessa. Infatti, come già riferito, uno di
noi è stato ripetutamente coinvolto sulle pagine di un settimanale e sulla stampa locale
quale propinatore di questionari violentanti l'intimità delle puerpere. Venendo a
considerare il primo degli scopi prefissatici vi è da dire che dopo aver raggiunto il
trentesimo caso si è dichiarata chiusa la racconta preliminare dei dati e si è proceduto
all'apertura delle rispettive buste. Al primo spoglio si è evidenziato che 20 donne
avevano risposto ai 4 questionari mentre le restanti 10 avevano restituito in bianco il
materiale consegnato. Nessuna comunque delle 20 donne che hanno risposto al questionario
ha provato l'orgasmo durante il parto. Le risposte relative agli aspetti psicosessuali
sono riportate alla tabella 2. Il quarto questionario compilato dalle due donne che con
chiarezza hanno sostenuto di avere avvertito, prima che il vertice si disimpegnasse, una
sensazione orgasmica di breve durata e di diversa entità (solo presente per una e più
avvertita per l'altra) è riportato nella tabella 3 . I punteggi ottenuti con il MPI e
l'IPAT sono riportati nella tabella 4.
Conclusioni.
Il primo dato che emerge prepotentemente è rappresentato dal fatto che ben un terzo delle
donne appartenente al nostro campione non ha volutamente risposto ai questionari. Possiamo
presumere che tale rifiuto sia diversamente motivato, ma che trovi comunque nella tematica
oggetto della ricerca la ragione principale e non solo per la domanda relativa all'orgasmo
durante il parto ma anche, e forse soprattutto, perché si indagava sulla sessualità in
generale e sul piacere ad esso connesso sollevando, nelle fantasie delle intervistate, la
pericolosa immagine di un attentato alla sacralità ed intoccabilità dell'essere madre.
Tutto ciò è stato certo favorito da una metodologia che, rinunciando alla tecnica più
accattivante del colloquio, ha con i questionari meglio evidenziato le perplessità e i
rifiuti. Va notato che anche Merelo-Barbera pur lavorando in un contesto sociale diverso e
con metodo dell'intervista di gruppo riporta notevoli reticenze delle donne intervistate.
L'autore infatti si dichiara convinto che qualcuna delle donne da lui intervistate,
radunate in gruppo, non avessero detto la verità visto il rigetto totale e la
indignazione che l'evento di un possibile orgasmo durante il parto aveva sollevato. A
conferma riferisce che una delle donne presenti durante un successivo incontro privato gli
rivelava di aver avuto l'orgasmo, ma di non essere stata in grado di esprimerlo in gruppo
data l'indignazione generale. Dobbiamo anche osservare che se si associano le mancate
risposte con le vicende politico-amministrative che hanno accompagnato la ricerca e
l'hanno, di fatto, mutilata, non si può far altro che confermare il tabù riservato al
parto e l'estrema negatività delle reazioni emotive sollevate dalla ricerca. L'esiguità
della casistica residua non si autorizza ad una elaborazione da cui poter trarre
indicazioni significative anche se venendo a considerare i dati ricavati dalla
compilazione quarto questionario ci pare opportuno porre in evidenza che il 80% delle
donne intervistate, e che hanno risposto negativamente sull'evento di un orgasmo durante
il parto, aveva ricevuto scarse od addirittura nessuna informazione su argomenti di tipo
sessuale. Ciò è confermato indirettamente dall'alta percentuale di mancate risposte agli
items riguardanti argomenti prettamente sessuali quali la "natura dell'evento
orgasmico" ed i "tempi di risposta sessuale". Significativo, nel senso di
una forse maggior accettazione fenomeno, risulta il dato che il 65% delle donne rivelava
di essersi masturbata anche se però, appena oltre, la stessa percentuale risultava non
aver mai attuato giochi sessuali durante l'infanzia o l'adolescenza. Le due donne che
hanno vissuto l'orgasmo durante il parto si collocano invece, a parte l'elevato livello
culturale, in un ambito di precocità sessuale e di un alta frequenza di risposta
sessuale; inoltre, presentando entrambe un orgasmo a localizzazione vaginale sembrerebbero
suggerire la possibilità di una correlazione fra passaggio del feto-compressione ed
attivazione del punto di Grafenberg. Dal riscontro quindi di questi dati sorge lecita la
domanda se un diverso contesto culturale, meno repressivo nei confronti del piacere, e un
diverso grado di informazione sulla sessualità in generale e su questo tipo di evento in
particolare, potrebbe portare ad un maggior riscontro nella pratica clinica dell'orgasmo
durante il parto. Non intendiamo concludere lamentando la repressione e la sessuofobia,
siamo consapevoli che l'accesso al mondo della sessualità è impervio e che gli equilibri
nati dalla dialettica fra istinto sessuale e costruzione sociale, per quanto non sempre
completamente soddisfacenti, meritino rispetto ed attenzione, tuttavia riteniamo anche che
la crescita personale e culturale possa realizzarsi solo se gli equilibri vengono
considerati come limiti valicabili, limiti oltre il quali si può andare cercando nuove
omeostasi , nuove e migliori condizioni alle quali l'approfondimento delle conoscenze può
contribuire positivamente.
Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina |