Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina
Preparazione al parto. |
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Come scegliere il corso pre-parto. L'utero inizia a dilatarsi e la donna avverte una serie di contrazioni che diventano via via più frequenti, intense e lunghe: il bimbo si prepara a nascere... Il corpo della futura mamma reagisce secondo natura: riconosce i segnali che avviano il travaglio e avverte l'impulso di spingere per facilitare la fuoriuscita del piccolo. Ma se la nascita è un evento naturale, perché iscriversi ad un corso di preparazione al parto ?
Un'occasione di confronto. Con il trascorrere degli anni è cambiato il modo di vivere la gravidanza e il parto. In passato la donna, vivendo nell'ambito familiare, poteva confrontarsi con altre figure femminili e conoscere fin da piccola, seppure indirettamente, l'esperienza della gravidanza e del parto. Negli anni, però, è andata perduta la comunicazione di questo sapere tra donne: nella famiglia doggi, composta solo dalla coppia di coniugi, la donna incinta si ritrova da sola ad affrontare un'esperienza del tutto nuova che la trova impreparata. Per questi motivi è necessario creare occasioni e luoghi dincontro in cui donne che si avviano a vivere la sconvolgente esperienza del parto possano ritrovarsi insieme e mettere a confronto il proprio vissuto: condividere le proprie paure con qualcuno. Avere la possibilità di esprimere liberamente apprensioni e aspettative consente di sviluppare maggiore fiducia in se stesse e di ridurre notevolmente lo stress.Si impara a rilassarsi. Da quando il parto non avviene più in casa, è stato, come dicono gli esperti, sempre più medicalizzato: la medicina, cioè, si è impossessata della gravidanza trasformando la donna in una "paziente" e il parto in una "malattia". La donna, dunque, è portata a delegare la nascita del suo bambino al ginecologo, che deciderà che cosa è meglio fare o non fare. In questo modo, però, la futura mamma, evitando di assumere il controllo del proprio corpo, rischia di perdere la capacità di ascoltare ritmi e sensazioni profonde che provengono dal suo interno. Durante il corso pre-parto, i conduttori insegnano alla donna a comprendere l'importanza del rilassamento, ma anche quella della respirazione e della capacità di concentrazione durante il parto. Inoltre, se è organizzato proprio dall'ospedale dove si prevede di partorire, il corso offre alla donna l'opportunità di conoscere gli ambienti nei quali sarà ricoverata e assistita in modo da renderli meno estranei. Quando iniziare. Non si può stabilire con precisione quale sia il momento migliore per iniziare un corso di preparazione al parto. In alcuni ospedali o anche nei centri privati gli incontri partono dal sesto mese, in altre dal settimo, in altri ancora il corso comprende soltanto le ultime nove settimane. A prescindere dal metodo, non bisogna dimenticare di prenotare il corso con ampio anticipo: quasi sempre, infatti, è permessa l'iscrizione ad un numero limitato di donne, per cui conviene mettersi in lista per non rischiare di rimanere escluse. Perché iscriversi. Il processo della nascita può suscitare, soprattutto nelle donne al primo figlio, ansietà e timori legati alla paura del dolore e ai rischi del parto. Uno degli scopi principali dei corsi prenatali è quello di imparare a controllare l'ansia per il travaglio in modo che il dolore fisico non risulti amplificato dalla tensione generalizzata dei muscoli. Uno stato di tensione acuta, infatti, può influire negativamente sull'utero, fino a rallentare il processo della nascita o a renderlo più difficoltoso. Per evitare che ciò accada, la futura mamma deve imparare a conoscersi meglio e a raggiungere una piena armonia con le proprie sensazioni fisiche: così, quando arriva il momento del travaglio, sarà in grado di collaborare con il corpo invece di considerarlo come un nemico da contrastare. Frequentare un corso di preparazione, quindi, può indurre sentimenti più positivi nei confronti del travaglio, che deve essere considerato come un'esperienza da vivere con pienezza e non solo come una durissima prova da sopportare. Non conta la tecnica...... In alcuni ospedali preparare al parto significa trasmettere una serie di regole il cui scopo è addestrare la donna a fornire una buona prestazione: una brava partoriente deve uniformarsi ad un modello stereotipato, per cui deve respirare secondo una tecnica precisa o spingere in un certo modo. Nella realtà, però, questi insegnamenti non si rivelano utili. Il parto non è un copione già scritto. In quei momenti, infatti, l'atteggiamento più produttivo è seguire gli eventi, accettando che sia l'utero, con i suoi ritmi e le sue modalità, a prendere il sopravvento. Ciò che conta, quindi, non è tanto la tecnica adottata durante un corso di preparazione al parto, quanto le finalità che esso persegue. Ma la finalità...... Un buon corso permette ad ognuna di far emergere il proprio modo di essere tramite la percezione della respirazione, l'ascolto dei movimenti del corpo, la conoscenza di parti fisiche ignorate fino ad allora. Solo dopo che la futura mamma ha acquisito la consapevolezza della propria corporeità, ha senso proporre esercizi respiratori e tecniche di rilassamento che mirano a modificare le risposte fisiche adeguandole alle difficoltà specifiche del travaglio. Prima di iscriversi la mamma deve chiedere informazioni dettagliate al medico o all'ostetrica che segue la gravidanza, ai vari ospedali (non solo quello di zona), ai consultori, ai centri e alle associazioni private. Può essere utile parlare con donne che hanno già partorito per sapere se il corso frequentato le ha realmente aiutate durante il travaglio. Il training autogeno. Che cosa è. E' uno dei metodi in più diffusi in Italia. Si basa su tecniche di autosuggestione e respirazione per alleviare la tensione fisica ed emotiva. Nella parte teorica vengono fornite informazioni utili ad affrontare consapevolmente il parto; nella seconda le tecniche da attuare durante il parto. Come funziona. Si impara a rilassarsi concentrandosi sul calore e sul peso delle diverse parti del corpo. L'allentamento della tensione muscolare fa affiorare alla coscienza pensieri, sensazioni, ansie, poi analizzati e discussi insieme per risolvere eventuali conflitti emotivi. Importante è la respirazione: una sensazione di calma si diffonde nel corpo e nella mente grazie all'alternarsi lento e ritmato di inspirazione ed espirazione. Perché serve. L'apprendimento di questo metodo è molto utile in quanto l'organismo si abitua a reagire nel modo più adatto ad ogni singola fase del parto. Applicando correttamente la tecnica respiratoria fin dalle prime contrazioni, inoltre, si può abbreviare la durata del travaglio e ridurre notevolmente il dolore del parto.Chi lo insegna. Gli incontri di training autogeno sono guidati da uno psicologo e da un ginecologo (oppure da un'ostetrica) specializzate in questo metodo. Lo stretching. Che cosa è. Lo stretching è una ginnastica che aiuta a recuperare l'elasticità muscolare. Attraverso movimenti dolci, questa tecnica consente di conoscere la propria struttura fisica e di allungare i muscoli, raggiungendo così un completo relax psicofisico. Come funziona. Durante l'esecuzione degli esercizi la respirazione assume un'importanza fondamentale: deve essere lenta e profonda, e la donna deve imparare a non trattenere il fiato né durante il raggiungimento della posizione prevista né durante il mantenimento della stessa. Gli esercizi di stretching sono preparatori al cosiddetto parto attivo, praticato in alcuni ospedali e case di maternità. Qui si offre alla donna la possibilità di muoversi come vuole e di cambiare posizione durante il travaglio: in pratica, la futura mamma può camminare, stare in piedi, sedersi, accovacciarsi e scegliere di partorire accovacciata, in ginocchio o carponi. In questo modo, vengono accelerati i tempi del travaglio poiché si sfrutta la forza di gravità: l'utero, contraendosi, esercita una pressione sul corpo del bambino che, a sua volta, scende più rapidamente verso il collo dell'utero. Per poter partorire così senza complicazioni, però, la donna deve conquistare attraverso lo stretching una maggiore consapevolezza e padronanza del proprio corpo.Perché serve. Questo metodo aiuta la donna a ritrovare il proprio atteggiamento istintivo nei confronti del parto. Provando varie posizioni, infatti, la futura mamma può distendere i muscoli e scoprire quale atteggiamento fisico le sembra più comodo per partorire. Gli esercizi di stretching, inoltre, praticati anche durante la gravidanza, sono efficaci per ridurre il dolore causato da posizioni scorrette o dal cattivo tono muscolare (mal di schiena e crampi, per esempio). Essendo tutti molto semplici, i movimenti appresi durante il corso possono poi essere eseguiti a casa propria, meglio se insieme al partner.Chi lo insegna. A condurre questo tipo di corso sono ostetriche o medici specialisti in educazione prenatale. Il metodo psicoprofilattico. Che cosa è. Comprende ginnastica prenatale, tecniche di rilassamento ed esercizi di respirazione. Ideato dal medico francese Lamaze, è basato sulla teoria che la percezione del dolore a ogni contrazioni uterina sia amplificata notevolmente da un atteggiamento mentale negativo della donna. Come funziona. In primo luogo, quindi, occorre decondizionare la gestante dalla paura e dai dubbi sul parto per poi indurla a considerare le contrazioni come stimoli utili al fine dell'espulsione e non come dolori. Per raggiungere questo obiettivo, si insegna ad abbinare ogni singola contrazione a una respirazione calma e profonda, da praticare all'inizio della dilatazione uterina. Gli esercizi di ginnastica sono pensati sia per scaldare i muscoli sia per essere usati durante il travaglio. Il corso basato sul metodo psicoprofilattico, inoltre, prevede anche una parte teorica, in cui vengono fornite tutte le informazioni riguardanti l'anatomia e la fisiologia della gravidanza e del parto. Perché serve. Il metodo psicoprofilattico è stato spesso chiamato "preparazione al parto indolore". Questa definizione, però, è piuttosto fuorviante: le future mamme che frequentano corsi del genere, infatti, potrebbero nutrire false illusioni sulla possibilità di far nascere il proprio bambino evitando i tanto temuti dolori del parto. In realtà, nessun metodo può cancellare la sofferenza insita al processo della nascita. Applicando correttamente il metodo psicoprofilattico, però, il dolore può essere considerato dalla donna non come l'elemento più importante ma come una sorta di effetto collaterale dell'esperienza del travaglio. Comunque, affinché la tecnica respiratoria risulti davvero utile in tutte le varie fasi del parto, è necessario che la donna sia molto concentrata e che ad ogni inspirazione faccia seguire un'espirazione completa.Chi lo insegna. Il metodo psicoprofilattico è applicato da ginecologi o ostetriche, spesso specializzati anche in dinamiche di gruppo e in tecniche psicologiche.L'ipnosi. Che cosa è. L'ipnosi è una tecnica che, attraverso la suggestione, induce a un rilassamento totale molto simile allo stato che precede immediatamente il sonno. Come funziona. Lo specialista insegna a raggiungere lo stato di ipnosi e a utilizzarlo per ottenere il rilassamento. Le tecniche di suggestione ipnotica vanno ripetute casa in modo da riuscire a realizzare l'autoipnosi, necessaria per essere autosufficienti al momento del parto. Perché serve. La trance ipnotica (così viene chiamato lo stato di ipnosi) durante il parto può funzionare come una sorta di anestesia psichica ottenuta senza bisogno di dover ricorrere ai farmaci. In pratica, rispetto agli anestetici chimici, l'ipnosi ha il vantaggio di non ridurre l'apporto di ossigeno al bambino. In realtà, però, benché molte donne trattate con l'ipnosi durante il parto dichiarino di non aver sentito dolore, i risultati sono variabili e in alcuni casi il ricorso ai farmaci è necessario. Il metodo, comunque, risulta efficace solo nelle donne facilmente ipnotizzabili e quando il medico ipnotista è presente in sala parto. Chi lo insegna. Se praticata da persone poco esperte, l'ipnosi non solo non è efficace ma può risultare addirittura dannosa. Bisogna accertarsi, quindi, che il corso sia diretto da un medico ipnotista e da personale seriamente specializzato.Lo yoga. Che cosa è. Lo yoga è un'antica disciplina indiana molto apprezzata in Occidente, in quanto nel corso degli anni ha confermato la sua efficacia come sistema di concentrazione e rilassamento psicofisico. Come funziona. Nello yoga la respirazione è fondamentale, perché permette di recuperare energia (attraverso il "trattenimento" dell'aria a polmoni pieni, nella fase di inspirazione) e di sperimentare una benefica sensazione di pace (dopo l'espirazione, a polmoni vuoti). Imparare a respirare, però, richiede tempo, pratica e concentrazione: la tecnica di pranayama (o controllo del respiro) si apprende gradualmente sotto la guida di un bravo maestro. Perché serve. Nei corsi di preparazione al parto, attraverso esercizi di ginnastica, respirazione e concentrazione, lo yoga favorisce la presa di coscienza del proprio corpo. Gli esercizi che richiedono una concentrazione totale, che coinvolge mente e corpo. L'obiettivo è quello di aiutare la donna a riconoscere e ad accettare le sue sensazioni psicofisiche al fine di ritrovare serenità ed equilibrio. L'introspezione e la conoscenza di sé, infatti, permettono alla futura mamma di acquisire una forza e una fiducia tali da non permetterle di farsi sopraffare dall'ansia legata al travaglio. Per imparare ad ascoltare i suoni interni del corpo (il battito cardiaco, il respiro) occorrono tempo e pratica costante. É consigliabile quindi iscriversi a un corso di yoga fin dall'inizio della gravidanza. Una volta appresa la tecnica yoga, gli esercizi possono essere eseguiti anche a casa: l'importante è scegliere un angolo calmo e isolato (oppure stare all'aperto durante la bella stagione) dove concentrarsi su se stesse e sul proprio corpo.Chi lo insegna. In genere i corsi sono organizzati presso associazioni e centri specializzati, dove le future mamme vengono guidate da un maestro di yoga.
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